mercoledì 2 novembre 2011

Un padre qualunque

Sei stato figlio, poi sei diventato padre. Sei stata figlia, poi sei diventata madre. Cosa è cambiato, davvero, dentro di te?
Ho ascoltato tanto, tanti e tante padri e madri. Ho guardato dentro di me, prima e dopo. Due cose, in fondo: la "telecamera", come la chiama la Maicia, e la "livella", come la chiamerebbe Totò – anche se non si parla della Morte.
Un'amica, madre non precoce, mi raccontò che, con sua figlia in braccio per la prima volta, sentì improvvisa una responsabilità verso un "altro" essere umano che mai aveva provato in vita sua. La Maicia la fa ancora più semplice e chiara: quando mi portarono mia figlia, dice, è come se "la telecamera si fosse spostata da lei a me. Era stata sempre su di me, da lì in avanti sarebbe stata sempre su di lei".
Io invece, da padre, ho sentito la "livella". La prima cosa che ho pensato quando ho visto il mio primogenito è stato semplicemente "Per quante cose io possa fare nella vita, nulla varrà questa." Dopo un po', ho visto tante altre madri e tanti altri padri intorno a me, e ho realizzato che chiunque può essere padre o madre. Chiunque può ambire alla stessa "grandezza", e con le mie stesse ambizioni e speranze. Io come gli altri. Ogni complesso di inferiorità o di superiorità è una pallida ombra di fronte alla paternità.
E così, la telecamera non è più su di te. La tua grandezza è quella di tanti. Ma se hai davvero capito che cosa ti è successo (e questo no, non è da tutti), allora non c'è felicità più grande di essere sì uno dei tanti padri, una delle tante madri – ma il padre, la madre di quella cosa meravigliosa e unica che sono i tuoi figli.